San Remigio da Reims

Nato cittadino romano, Remigio vede crollare nel 476 l’Impero di Occidente e sparire il dominio di Roma nella sua Gallia, che passa in mano alle tribù barbariche di Burgundi, Alamanni e Visigoti. Sul finire del V secolo, il popolo germanico dei Franchi occupa via via il Paese, al quale darà infine anche il proprio nome: Francia. Remigio appartiene al ceto dei gallo romani, legati da generazioni alla cultura latina, da cui ora provengono molti uomini di Chiesa. Viene acclamato vescovo di Reims prima di compiere i trent’anni, e un suo fratello di nome Principio sarà vescovo di Soissons.
All’epoca, la Gallia è un arcipelago di isole e isolette cattoliche, in un mare formato da Burgundi e Visigoti di fede ariana, mentre le campagne sono ancora pagane, come a loro modo pagani sono anche i Franchi, condotti in Gallia dal re Childerico. Meno evoluti degli altri popoli, i Franchi sono però dei grandi combattenti (non portano elmo né corazza) e hanno reso buoni servizi militari a Roma in passato.
Morto nel 482 Childerico, gli succede il figlio Clodoveo quindicenne. A lui Remigio, vescovo cattolico in territorio franco, scrive lettere rispettose e insieme autorevoli. Una di esse dice: “Vegliate a che il Signore non distolga lo sguardo da voi. Consigliatevi con i vostri vescovi. Divertitevi con i giovani, ma deliberate coi vecchi”. Da un lato lo ammonisce, dall’altro riconosce la sua sovranità: un muoversi anche da politico, che è inevitabile per Remigio, “evangelizzatore a vita” tra i Franchi.
E’ un aiuto prezioso per Clodoveo, perché favorisce l’adesione degli altri vescovi e dei gruppi galloromani. Così il re giungerà a essere padrone del Paese, dopo la vittoria del 507 a Vouillé sui Visigoti, dando così l’inizio alla dinastia dei Merovingi. Ma non c’è soltanto la politica. Su di lui influisce fortemente in senso religioso la moglie Clotilde, che è già cattolica; influisce Remigio, che lo istruisce personalmente nella fede. E molti atti successivi del re Clodoveo rivelano una religiosità personale autentica. Si arriva così al suo battesimo, per opera del vescovo, a Reims, in un giorno di Natale di un anno incerto. Alcuni sostengono fosse il 497. In un’iscrizione della fine del XV secolo a Reims si legge: “L’an de grace cinq cent le roy Clovis – receut a Reims par saint Remy baptesme”. Saremmo allora al 500.
Ma dopo quel Natale, quale che sia, riprende il lungo, feriale lavoro di Remigio per annunciare il Vangelo a chi non è re né principe; senza poeti e cronisti al seguito. Una fatica durata quasi settant’anni, secondo una tradizione. Un’immersione totale nei suoi doveri, oscuramente portata avanti, e di cui si parlerà soltanto dopo la sua morte, quando Remigio sarà acclamato santo direttamente dalla voce popolare.

L’ultima edizione del Martirologio Romano (2001) ricorda San Remigio il 13 gennaio, suo dies natalis, mentre la sua memoria liturgica facoltativa in Francia è celebrata il 15 gennaio, giorno della sua sepoltura. Il calendario della forma extra-ordinaria del Rito Romano pone la sua commemorazione al 1° ottobre, anniversario della traslazione solenne dei suoi resti nella basilica a lui dedicata, traslazione autorizzata dal pontefice San Leone IX il 1° ottobre 1049. Un tempo anche il Martirologio lo ricordava il 1° ottobre ed ancora oggi in tanti luoghi è festeggiato in tale data.

Fumetto

Preghiera a San Remigio

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